venerdì 26 giugno 2009

Gordon Brown calls for climate change fund to help poorest nations

The Prime Minister said the economies of the developing nations need help as they adapt to the changing global climate

Gordon Brown today proposed the establishment of a $100 billion a year international fund to help the world’s poorest nations adapt to the impact of climate change.

Presenting his manifesto for talks on international climate change in Copenhagen at the end of the year, the Prime Minister said it was essential to cap damaging carbon emissions to stabilise global warming. At the same time, he said, the developed countries must provide assistance to the developing nations to enable their economies to grow while adapting to the changing global climate.

Mr Brown said the goal from Copenhagen must be "no more than two degrees" — referring to the growing understanding that an increase of more than two degrees Centigrade in the world average temperature was dangerous. To leave room for the growth of the developing world, the developed countries needed to reduce their own emissions by at least 80 per cent by 2050.

He proposed a “working figure” of $100 billion dollars (£60 billion) a year by 2020, to be financed through the growth of the international carbon market, with a limited amount of development aid.

Speaking at the launch of the manifesto at London Zoo, Mr Brown committed Britain to paying its “fair share” of the global total and said he expected other developed countries to do the same. “Over recent years the world has woken to the reality of climate change. But the fact is that we have not yet joined together to act against it. Copenhagen must be the moment we do so,” he said. “If we act now, if we act together, if we act with vision and resolve, success at Copenhagen is within reach. But if we falter, the Earth itself will be at risk.”

Mr Brown said that, to limit the rise in temperature, overall emissions must peak by 2020 and be cut by at least half on 1990 levels by 2050. “We know from our growing understanding of the impacts of climate change that an increase of more than 2C is dangerous,” he said.

The Prime Minister offered to back a Norwegian proposal for the setting aside and auctioning of a small percentage of national emissions allowances to help finance the assistance to developing nations.

“An ambitious agreement in Copenhagen is certainly achievable. And yet it remains far from certain,” he said.

“We cannot allow this to drift — when every year of delay retards investment, locks us into a higher emissions pathway, worsens the impacts on the poorest and most vulnerable, and increases the costs of eventual reduction.

martedì 12 maggio 2009

Europa ed evasione

da ieri e' ufficiale l' unione europea dei paesi CEE

con le dogane tramonta un millennio

la nascita della nuova Europa abolisce i confini doganali per lo scambio delle merci. cosa cambia per il commercio e per le imposte

------------------------- PUBBLICATO ------------------------------ La nuova Europa TITOLO: Con le dogane tramonta un millennio DOGANE - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - di GIULIO TREMONTI La caduta delle dogane europee, la possibilita' che si e' aperta da ieri 1 gennaio di passare le Alpi o i Pirenei, il Reno o la Manica senza subire controlli fiscali e' un fatto storico. E' il simbolo della fine della geografia economica e politica di questo millennio, il principio di una geografia nuova. E' piu' o meno alla fine del Medioevo, infatti, che si deve risalire, per trovare un simile grado di liberta' o di possibile anarchica sregolatezza. Successivamente, gli Stati moderni hanno gradualmente cominciato a consolidare, insieme con il controllo del loro territorio, la loro struttura politica. Assistiamo ora, con la caduta delle dogane, al fenomeno contrario: all' inizio della riduzione degli Stati nazionali. Il Trattato di Roma del 1957 baso' la Comunita' europea, tra l' altro, sulla regola semplice dell' armonizzazione fiscale: tutti gli Stati dovevano passare dalle vecchie imposte sugli scambi a una nuova imposta, sul valore aggiunto, ma ogni Stato conservava la sua sovranita' fiscale storica. Fu cosi' che in Italia si introdusse l' Iva, in Francia la Tva, in Germania la MVSt, in Inghilterra la Vat e cosi' via: imposte uguali nella struttura, ma autonome ciascuna nel suo territorio. A cominciare da quest' anno si completa l' unificazione economica del mercato europeo, ma, sia pure transitoriamente, resta ancora ferma la regola: "uno Stato una imposta". In specie, proprio la sfasatura tra dogane che cadono (se no il mercato non sarebbe unico) e imposte nazionali che restano produce fortissime vischiosita' : far pagare imposte sulle importazioni senza dogane e' infatti piu' o meno come prevedere il carcere senza avere prigioni. L' Iva che non si paga piu' in dogana, punto di concentrazione fisica dei traffici, nel quale i controlli sono naturalmente superefficienti, si dovrebbe pagare nelle fabbriche e cioe' nei luoghi puntiformi della produzione, sparsi sui territori nazionali, che sono invece controllabili solo saltuariamente. Per una economia come quella italiana, basata su imponenti flussi di importazioni ed esportazioni, esplosa su di una miriade di piccole e medie imprese, afflitta da enormi problemi di evasione fiscale, la caduta dei controlli doganali dara' nuovo impulso alla fiera delle tasse. In specie, la possibilita' di saltare l' Iva che sarebbe dovuta all' importazione o, come variante, di scaricare in Italia l' Iva su fatture estere di importazione, senza controllo capillare e continuo sulle merci, aprira' enormi spazi di evasione fiscale possibile, spingera' con piu' forza verso il sommerso, aumentera' la concorrenza impropria basata sul "dumping" fiscale. Il fisco italiano stenta a fronteggiare l' evasione interna. C' e' da dubitare che (senza neppur sapere le lingue) riesca a "dialogare" con quelli stranieri, che dovrebbero stare a sua disposizione per effettuare controlli incrociati. Paese a rischio In specie, proprio il Paese piu' esposto a rischio arriva all' appuntamento nel modo peggiore: con norme approvate l' ultimo giorno utile e senza procedure amministrative interne di applicazione ed esterne di raccordo. Ne' i grandi sforzi che sono stati e saranno fatti dai corpi civili e militari basteranno a supplire un irresponsabile, e per la verita' risalente, deficit di conduzione politica della materia. A prescindere dal modo in cui e' realizzata, la caduta delle dogane segnera' comunque un passaggio storico: per la prima volta nella loro storia gli Stati nazionali perdono infatti, con il baluardo fisico delle dogane, un pezzo fondamentale della loro struttura. Perdono, con il controllo economico dei loro confini, quote del controllo economico del loro territorio. Disegnati prima dell' invenzione dell' automobile e della televisione, prima che si sprigionasse la forza politica esplosiva del motore a scoppio e del video, prima che si attivassero flussi di traffico di merci e di immagini che non hanno precedenti nella storia, gli Stati nazionali cominciano cosi' , dai loro perduti confini economici, ad apparire insieme troppo grandi e troppo piccoli. Troppo grandi, rispetto agli effettivi bisogni di organizzazione e di partecipazione politica della gente; troppo piccoli, rispetto a fenomeni che ormai si sviluppano su scale molto piu' vaste. La formula Per contro, la Comunita' europea, non Stato nazionale vecchio stile, piuttosto flessibile centro ispiratore di politiche sovrannazionali, si rivela essere la formula d' organizzazione politica piu' moderna e affascinante. E non e' un caso che, ancora una volta, si tratti di formula sviluppata nel laboratorio politico della nostra vecchia Europa. Giulio Tremonti

Tremonti Giulio

Pagina 001.003
(2 gennaio 1993) - Corriere della Sera


L'ho appena trovato. Interessante Tremonti e non ancora in odore di ministro.

sabato 9 maggio 2009

Povera Italia



"Fausto Bertinotti, già segretario della Federazione operai tessili, già segretario della Cgil Piemonte, per 2 anni presidente della Camera e tuttora presidente della Fondazione Camera dei Deputati, già segretario di Rifondazione Comunista per 13 anni, già deputato per quattro legislature, già ospite dello yacht di Vittorio Cecchi Gori per le vacanze estive a Salina con Valeria Marini (con la quale la sua signora Lella ha rivelato di scambiarsi le mutande), già primatista mondiale delle ospitate a Porta a Porta nel salotto dell’amico Bruno, già ospite fisso del salotto della signora Maria Angiolillo, già protagonista della caduta del governo Prodi I (in nome della leggendaria battaglia sulle 35 ore) e coprotagonista della caduta del Prodi II, dunque due volte corresponsabile e del ritorno di Al Tappone a Palazzo Chigi, omaggiato dal Cainano con diversi orologi del Milan e molti complimenti per le squisite maniere, già protagonista della disfatta della sinistra ridotta ai minimi storici alle ultime elezioni (memorabile la conferenza stampa-funerale convocata all’Hard Rock Cafè di Via Veneto in Roma, affollatissimo di operai delle presse), già teorizzatore dell’abolizione della proprietà privata, già seguace dello psicoguru Massimo Fagioli, già titolare del quarto più alto reddito di Montecitorio con 213.195 euro nel 2006, ha scritto che Romano Prodi – cioè l’unico esponente del centrosinistra che sia riuscito a battere Berlusconi due volte su due, nonostante Bertinotti - è «uno spregiudicato uomo di potere», simbolo dello «smacco complessivo del centrosinistra». Prodi."

Aggiungo: e chi l'avrebbe mai pensato che Fini sarebbe stato l'unico a dire qualcosa di sensato in sto periodo...

venerdì 8 maggio 2009

La Ue cambia il regolamento e introduce il rilascio immediato del "certificato
di conformità", con il quale si può immatricolare la macchina in ogni Paese

Comprare l'auto all'estero
Da oggi è facilissimo

di VINCENZO BORGOMEO



Comprare un'auto in un qualsiasi Paese della Ue e poi tornarsene a casa velocemente: da oggi tutto è più facile e finalmente è davvero legittimo parlare di "libera circolazione delle merci". La Ue infatti ha notevolmente semplificato tutte le formalità da adempiere per comprare una macchina all'estero grazie all'introduzione del nuovo "certificato di conformità" introdotto da un nuovo regolamento, adottato oggi dalla Commissione europea a complemento della direttiva 2007/46/CE.

Per la cronaca il "certificato di conformità" è una specie di carta di identità della macchina nuova, un documento fondamentale che viene consegnato dal produttore all'acquirente e che attesta che il veicolo è conforme alle disposizioni tecniche in vigore nell'Unione europea e che può dunque essere messo in circolazione in qualsiasi Stato membro.

L'ottimismo di Günter Verheugen, vicepresidente della Commissione europea e responsabile della politica per le imprese, che ha subito dichiarato che "i cittadini avranno meno formalità da espletare e meno procedure da seguire quando comperano un veicolo nuovo in un altro Paese dell'UE" è più che giustificato. E già perché questo certificato potrà essere rilasciato subito per i veicoli nuovi che abbiano ottenuto l'omologazione CE dal 29 aprile 2009 in poi. E con questo certificato di conformità in tasca (obbligatorio per l'immatricolazione di un veicolo nuovo in qualsiasi Stato membro), tutto diventa più facile.

Va detto che il certificato di conformità è previsto dalla normativa UE sin dal 1993, ma fino ad oggi esso veniva rilasciato soltanto se richiesto dalla legislazione nazionale oppure, per facilitare l'immatricolazione, su domanda dell'acquirente di un veicolo destinato all'esportazione. Dal oggi, invece, ogni produttore che sia titolare di una omologazione comunitaria sarà tenuto a rilasciare il certificato di conformità, permettendo in tal modo all'acquirente di immatricolare l'automobile in qualsiasi Stato membro dell'UE.

E tutto questo apre enormi scenari dal punto di vista commerciale perché basterà andare in Germania, comprare una qualsiasi auto e poi immatricolarla in Italia, in Francia o in qualsiasi altro Paese della UE semplicemente presentando il certificato di conformità europeo. Le grandi differenze di prezzo che ci sono quindi sempre state fra un Paese e l'altro sono destinate - ora - inesorabilmente a crollare: pena un grande flusso di automobilisti che andranno all'estero a comprare macchine di ogni tipo.


Se le vacanze le farò in Svezia magari tornerò con una Volvo!

martedì 5 maggio 2009

La rivincita di Venezia

La luce (elettrica) di Venezia arriverà dalle alghe

Venezia si prende la rivincita sulle alghe e le usa per produrre bioenergia. Les Echos attira l'attenzione sul progetto della centrale ad alghe che sorgerà nella Serenissima. «Alghe per illuminare Venezia», titola il quotidiano francese. «Venezia la bella, Venezia la romantica, vuole anche essere all'avamposto dell'ecologia», scrive la corrispondente da Milano Marie-Laure Cittanova. La centrale utilizzerà la biomassa derivata dalle alghe per produrre elettricità: dovrebbe produrre da 40 a 60 megawatt all'anno, sufficienti per illuminare metà del centro storico veneziano, che consuma da 80 a 100 megawatt all'anno.

Venezia ha deciso di diventare un porto verde. L'idea di partenza, ricorda Les Echos, era quella dell'energia solare: si trattava di installare pannelli fotovoltaici sui tetti di tutte le installazioni portuali. Poi sul tavolo del presidente del Porto, Paolo Costa, è arrivato un progetto di centrale ad alghe. La tecnologia è del gruppo spagnolo Solena Group, che utilizza turbine General Electric. Yves Bannel, vicepresidente e direttore della divisione europea di Solena Group, spiega al quotidiano francese che la tecnologia si sviluppa in due parti: «Da una parte, la produzione di alghe, secondo il procedimento della società spagnola BioFuel Systems, per farne una biomassa sfruttabile; dall'altra parte, una tecnologia che permette di gassificare questa biomassa per trarne elettricità».

«Piccole unità sono installate in Spagna, a Madera e Alicante, ma Venezia sarebbe la prima fabbrica al mondo di questo tipo», afferma Yves Bannel.

Paolo Costa, definito «entusiasta», spiega: «E' l'uovo di Colombo, si tratta di utilizzare il sole e la CO2». Solena dovrebbe produrre oltre 100.000 tonnellate di microalghe "nutrite" nei tubi con anidride carbonica, prima di ricavarne elettricità. Le alghe sono delle microalghe, le diatomee, le stesse presenti nell'Adriatico. «Non esiste nessun rischio di inquinamento o di contaminazione, anche se la "fabbrica" d'alghe dovesse essere danneggiata».

Ecco il procedimento così come lo riassume Les Echos. Le alghe sono allevate in laboratorio, trasferite in cilindri di plastica nei quali si inietta anidride carbonica e acqua, il che grazie al sole provoca la fotosintesi. La biomassa così prodotta è centrifugata e seccata grazie alla tecnologia al plasma di Solena. Il mix di idrogeno e monossido di carbonio che ne risulta è il carburante che attiva le speciali turbine di General Electric. Il gas di scarico delle turbine, la CO2, è direttamente iniettato nell'allevamento di alghe. Il procedimento lascia un residuo di silicio che può essere riciclato nell'edilizia o nell'industria.

Les Echos mostra ottimismo sul fronte organizzativo. Il primo passo è la nuova società tra il porto di Venezia e eNalg, la concessionaria della tecnologia Solena per l'Italia. Le autorizzazioni «dovrebbero essere ottenute rapidamente», poiché l'impianto di dieci ettari sorgerebbe in una zona industriale che ha difficoltà di riconversione di Porto Marghera. «La centrale ad alghe potrebbe essere operativa dal 2010», afferma Les Echos. Occuperebbe 46 persone e avrebbe un costo di 200 milioni di euro, «il che dovrebbe permetterle di essere redditizia».

Se riesce, l'operazione potrebbe essere riprodotta a Trieste, Ravenna e Capo d'Istria. Conclude Les Echos: «Sarebbe una bella rivincita dei porti dell'Adriatico sulle alghe, che hanno tendenza a invadere le acque di questo mare chiuso e caldo».

di Elysa Fazzino http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Italia/2009/05/Venezia-luce-alghe.shtml?uuid=ca9507b2-3963-11de-81fa-22afe42b0e6a&DocRulesView=Libero

giovedì 30 aprile 2009

Breve rassegna stampa post-pranzo

Oggi persino il "Giornale di Vicenza" ha sentito il dovere di pubblicare un trafiletto (presumo scopiazzato Ansa, senza cambio di virgole) nel quale si riassumevano i faraonici piani di Sarko per ridisegnare la metropoli francese. Su questo una squadra di architetti lavora ormai da mesi. Le proposte sono state diverse. Ciò che oggi era sintetizzato di sicuro avrà degli aspetti dubbi, ma a pesare di più credo siano gli elementi positivi e la filosofia che sta sotto, o che almeno si pubblicizza. Una città più ecologica, con ancor più servizi veloci di collegamento per tutta l'area metropolitana che passerà dagli attuali 2.000.000 a 12.000.000 abitanti. Il progetto dovrebbe impiegare una decina d'anni e ridisegnare la région parisienne. In questo periodo di crisi economica si è scelto di investire in uno sviluppo moderno (si veda i mezzi di trasporto su modello giapponese) spendendo risorse per domani. Il ministro dell'economia francese ricordava qualche mese fa che bisogna saper cogliere questo momento, chi non lo farà "resterà al palo".
Intanto, sul sito di Repubblica, leggo che il Governo Italiano ha deciso di nominare 1 ministro, 3 vice-ministri e 1 sottosegretario e di non accorpare il referendum con le europee. Sui giornali stranieri non andiamo per la proposta di piani di sviluppo, ma per crisi coniugali.
Se fossi rientrata oggi da un viaggio in uno di quei posti sperduti dove non ci sono radio-tv-internet ignorerei il sisma in Abruzzo. Infatti, gli ultimi giornalisti accampati al seguito del Papa devono aver avuto le prime avvisaglie di reumatismi e dunque avranno deciso di tornarsene nelle loro città e non metterci più piede prima del G8. I casi strappa lacrime saranno agli sgoccioli, la prima nascita e il primo matrimonio post-terremoto son stati raccontati, forse le indagini della magistratura fanno poca audience.
Così è, se vi pare.

martedì 28 aprile 2009

campagna contro il razzismo

Rassegna stampa del mattino

Oggi ho acceso il pc e letto alcune news (si fa per dire) a letto, appena sveglia.
Ecco, povero Papa (ai miei tempi alle elementari ci insegnavano che Sua Santità andava maiuscolo) da Roma all'Aquila senza elicottero. Poi, notizia della sera, ha voluto mettersi il casco in caserma!
Seconda notizia: la necessità di elaborare un piano di emergenza in caso di catastrofe naturale in Abruzzo era stata analizzata in una "due giorni" della protezione civile già negli anni '80. In questo momento vorrei postare il link all'articolo, ma pare essere scomparso lasciando il posto al Papa. Comunque, la cosa che più mi ha colpita era una parte di questa relazione dove si faceva notare la necessità di creare delle aree facilmente utilizzabili in casi di necessità. Si sottolineava il bisogno di dotare queste aree di collegamenti elettrici, acqua, scarichi etc ed adibirle nel quotidiano ad uso parcheggi, spazi per mercati etc. In più si indicavano alcuni luoghi da rendere sicuri, tra i quali il Palazzo del Governo che avrebbe anche dovuto essere sede organizzativa-di coordinamento in caso di catastrofe. E dov'è stata depositata questa relazione in attesa di essere presa in considerazione? In prefettura, naturalmente. E la prefettura dov'era? Al Palazzo del Governo.
Ora chiudo, son troppo curiosa di andare a leggere le dichiarazioni di Veronica Lario sulle candidature al femminile.
Segnalo un sito: www.nonaverpaura.org

lunedì 27 aprile 2009

Pioggia

Lunedì, mezzogiorno è già passato. Penso alla mia tesi in divenire, ma che non ha voglia di divenire. Fuori piove, in questa fine di aprile uggiosa. Noia. La tesi: chiodo fisso.
Dovrei smettere di pensare ed iniziare ad agire con determinazione. Questo blog è un esperimento, un "tanto per", nato in un pomeriggio domenicale di pioggia tra una discussione sulla comunicazione ed una sul futuro. Staremo a vedere.
Un ultimo sguardo ai miei cani. L'uno accanto all'altro, sotto la pioggia, vicini al cancello. Non capisco perchè se ne stiano lì sdraiati a prendersi questa fastidiosissima pioggerellina sottile e l'umidità del terreno, quando potrebbero starsene al riparo. Eppure sono vicini, accanto al cancello della loro casa. Forse questo basta loro per essere felici.